Vietato ai minori…?!

La visita guidata scolastica ha i molteplici scopi, come noto, di offrire ai nostri ragazzi nuove conoscenze, di suggerire nuovi stimoli per approfondire argomenti in parte già noti e, non da ultimo (anzi…), di affinare la sensibilità d’animo e lo spirito critico.

A tali scopi, dunque, coloro che programmano una gita culturale prenderanno in considerazione non solo cicli di affreschi senza tempo o resti archeologici imperituri, ma anche storie, musei, personaggi, imbattendosi tuttavia in vicende che, spesso inevitabilmente, furono caratterizzate da episodi e/o trame e/o esiti drammatici e crudeli.

E qui subentra la domanda: a partire da quale età è “lecito“, per così dire, cioè pedagogicamente formativo per gli studenti proporre loro “senza censure” vicende tragiche e/o rivoltanti ma che, tuttavia, sono divenute pur sempre patrimonio culturale comune?

Insomma, portereste voi un gruppo di 12-13enni al Museo Criminologico di Roma (temporaneamente chiuso), in cui sono esposte e descritte tanto raffinate quanto perverse tecniche di tortura e raccontati atroci delitti che hanno fatto la storia criminale (e non solo) dell’Italia moderna?

E davanti al portone della casa di Beatrice Cenci fareste loro leggere, magari per rendere più vivace un itinerario urbano, le pagine in cui Stendhal descrive l’atroce esecuzione alla quale i membri della famiglia Cenci furono sottoposti nel 1599?

Oppure cosa raccontereste al Museo della Mente, dedicato alla dura storia collettiva e alle tragiche storie individuali dell’istituzione manicomiale a Roma e in Italia? E a quale fascia di età rivolgereste le relative considerazioni?

E come raccontereste ai più piccoli i rastrellamenti, le deportazioni, le rappresaglie, gli attentati della storia del secondo conflitto mondiale?

Sia ben chiaro, a scanso di equivoci: per tutti i casi sopra citati, a titolo esemplificativo, ritengo che si tratti di vicende la cui conoscenza è imprescindibile e di musei bellissimi in quanto agli allestimenti e preziosissimi in quanto al materiale ivi custodito. Non è qui in questione il valore del patrimonio materiale e/o di conoscenze, ma piuttosto il dubbio riguarda la percezione e la maturità emotiva con le quali gli studenti potrebbero gestire, o meno, le informazioni fornite dai musei stessi.

Di primo acchito io risponderei che probabilmente no, non proporrei certi luoghi e/o storie almeno fino ai 12-13 anni… ma poi mi si fa notare che “oggi con YouTube ‘sti ragazzi vedono di tutto, tu non hai idea! figurati che effetto gli fa sapere ‘ste altre cose!”… E allora io mi dico che no, non ho idea (per mia fortuna?…), ma che forse, proprio perché “‘sti ragazzi” sono (o sembrerebbero essere) così abituati, allora forse in realtà sono anche “insensibili” o “anestetizzati”, cioè non hanno ancora una vera consapevolezza né del dolore, fisico e psichico, né senso della rielaborazione storica di eventi la cui drammaticità pone a tutti domande di tipo etico e, perché no, esistenziale.

Ed allora: ben vengano crudeltà di varia natura purché adeguatamente contestualizzate storicamente?…

Sì e no… forse starà alla bravura della guida non cadere nelle trappole del morboso voyeurismo, o del patetico pettegolezzo…

Del resto, con sensibilità e con efficacia le mie colleghe hanno accompagnato i bambini delle scuole elementari alla scoperta delle tragiche vicende storiche del Ghetto di Roma, ma con altrettanta lucidità preferirebbero non portare gli adolescenti dagli ormoni instabili al Gabinetto Segreto del Museo Nazionale Archeologico di Napoli, ricco di reperti archeologici a tema erotico e sessuale.

Qual è la scelta giusta? In entrambi i casi il dubbio non si dissipa e il dibattito è aperto.

[Chiara Morabito]

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